Il rapporto tra turismo e animali ai tempi di Instagram
Facebook oggi mi ricorda che, esattamente un anno fa, facevo uno degli incontri più significativi e delicati di sempre. Per questo vorrei raccontarvi la mia esperienza e cogliere l’occasione per parlarvi di un argomento molto importante, riguardante il rapporto tra turismo e animali.
Esperienze che lasciano il segno
Primi giorni del 2018, Seychelles: durante un’escursione guidata, attraversiamo una bellissima spiaggia deserta e incontaminata. Ad un certo punto notiamo una fila di “cosine” che si muovono sulla sabbia. Sono centinaia.
Essendo pieno giorno, pensiamo che si tratti di granchi. Ma, avvicinandoci, la sorpresa è enorme: sono tartarughe marine appena nate, che lottano con tutte le loro forze per raggiungere il mare!

Quando turismo e animali si incontrano casualmente
La guida ci spiega che le uova si sono schiuse in un momento davvero insolito, in quanto ciò normalmente avviene durante le ore notturne. Ma probabilmente il tempo instabile di quei giorni ha confuso un po’ le idee alle tartarughine. Sono così uscite nel primo pomeriggio e sono alquanto disorientate.
Si incagliano tutte sugli scogli, molte di loro si stanno ferendo e non riescono a raggiungere il mare, poco lontano.
Sopra di noi, già si nota un bel gruppetto di uccelli pronti a farsi un bel banchetto.


Che fare? Lasciare che la natura faccia il proprio corso o interferire?
Soprattutto quando si tratta di turismo e animali, si dovrebbe optare per la prima soluzione, per quanto dura possa sembrare la legge della natura. Tuttavia in questo caso la nostra guida ribadisce quanto sia importante aiutarle.
Le tartarughe marine sono una specie a rischio di estinzione anche alle Seychelles, a causa di molteplici fattori quali:
- l’alta probabilità di finire vittime di predatori, in particolare lungo il percorso che le porta dalla schiusa dell’uovo al mare, ma anche successivamente;
- l’inquinamento: spesso le tartarughe marine ingeriscono sacchetti di plastica, scambiandoli per meduse e morendo soffocate, oppure rimangono intrappolate nelle reti dei pescatori;
- la caccia illegale, allo scopo di vendere il loro carapace come souvenir a turisti disinformati e ignari di alimentare un mercato di contrabbando, che a sua volta rischia di far sparire uno degli animali più affascinanti del mondo sottomarino.
A volte è un bene anche interferire, ma sempre con il dovuto rispetto
Decidiamo così di metterle in salvo, prendendo quelle maggiormente in difficoltà e spostandole lo stretto necessario affinché riescano a raggiungere l’acqua autonomamente.
Senza soffermarci a fare selfie mentre le maneggiamo, cerchiamo il più possibile di toccare con delicatezza le fragili creature.

Nel giro di qualche minuto, le meravigliose tartarughe si muovono per la prima volta nelle calde acque dell’Oceano Indiano. Pronte per una vita che in ogni caso sarà per loro molto dura, se si pensa che solo una minima parte di ogni nidiata riesce a raggiungere l’età adulta.
Ma almeno abbiamo dato loro un’opportunità in più di salvarsi e questo ci dà una speranza minima per la loro sopravvivenza.
Cosa possiamo fare per migliorare il rapporto fra turismo e animali?
Evitare di produrre rifiuti e raccogliere quelli che si trovano sono gesti tanto semplici quanto importanti
Tornando ai motivi sopraelencati, che incidono maggiormente sul rischio di estinzione delle tartarughe marine alle Seychelles, ritengo importante sottolineare che essi possono essere estesi a qualsiasi genere di animale o pianta appartenente a zone esotiche (e non) o ad aree protette.
Purtroppo non possiamo fare molto quando si parla di ragioni prettamente legate al destino naturale di una specie. Tuttavia, possiamo fare moltissimo quando si tratta del rapporto tra turismo e animali.
In primis evitare di contribuire alla diffusione di rifiuti che possono mettere a repentaglio l’esistenza di altri esseri viventi.
Recentemente le Seychelles, il Kenya e altri Paesi hanno adottato una linea di contrasto radicale all’inquinamento, vietando l’uso dei sacchetti di plastica per proteggere l’ambiente.
Anche chi viaggia può fare la propria parte
Anche chi viaggia (ma non solo quando viaggia) può fare la propria parte, rifiutando i sacchetti o altri oggetti usa e getta in plastica. Al tempo stesso, i rifiuti abbandonati si possono raccogliere con un semplice gesto, che costa pochissimo in termini di fatica, ma appaga moltissimo in quanto a benessere interiore.

Evitare di avvicinare, toccare o alimentare animali selvatici
L’episodio che vi ho raccontato sulle tartarughe marine non significa che sia giusto che vi sia interazione fra turismo e animali selvatici. In quel caso si è trattato di un’eccezione, che ci ha permesso di salvare loro la vita, senza compromettere la loro capacità di sopravvivere successivamente in modo autonomo.
Molte volte, invece, mi capita di assistere a scene pietose nelle quali i turisti oltrepassano il limite della dignità pur di ottenere lo scatto acchiappa-like da postare su Instagram. Sempre più spesso si cerca di avere contatti ravvicinati con animali per scattare foto, nella convinzione che questo non abbia alcun impatto su di essi.
Avvicinare fauna selvatica può invece essere molto pericoloso: sia per l’uomo, che può incorrere in morsi o graffi portatori di malattie, sia per gli animali, ai quali possiamo causare stress, ferite o ugualmente trasmettere le nostre disgrazie.
Affidarsi a tour e a guide responsabili, significa evitare qualsiasi attività che vada a pregiudicare la salute e libertà degli animali. Se una guida permette di avvicinarsi molto o di toccare animali selvatici, pur di accontentare le brame di viaggiatori inconsapevoli, quella non è una buona guida e va segnalata.

Anche alimentare animali selvatici dovrebbe essere sempre assolutamente evitato. Spesso nei parchi e nelle aree protette è espressamente indicato tramite apposita segnaletica. Ma nemmeno questa basta a fermare il turista, che non riesce a capire (o non vuole…) quanto sbagliato può essere un simile atteggiamento.
Nutrire un animale selvatico può arrecargli danno per vari motivi:
- l’animale selvatico può diventare dipendente dal cibo umano e perdere la propensione a procurarsi nutrimento da solo.
- il nostro cibo non è il suo cibo e può causargli problematiche anche serie;
- avvicinarlo gli farà perdere il naturale timore che un animale non domestico dovrebbe avere nei confronti dell’uomo, esponendolo a maggiori rischi di caccia o inducendolo ad avvicinarsi ai centri abitati.
Perché è importante evitare di acquistare souvenir di origine animale o vegetale
Il commercio di contrabbando di animali e piante esotiche rappresenta una grave minaccia per la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali. Molto spesso, però, i turisti alimentano queste forme di commercio più o meno inconsapevolmente.



Se da una parte la CITES (Convenzione sul Commercio Internazionale di Specie Selvatiche di Flora e Fauna) opera in più di 160 Stati per assicurare la sostenibilità del commercio internazionale di specie selvatiche, dall’altra è spesso possibile vendere legalmente un animale, parte di esso o una pianta entro i confini di uno stato. E questo vale nonostante ne sia bandito il commercio all’estero.
Per capire se un souvenir è effettivamente commericializzato in modo legale, occorre assicurarsi che esso sia certificato. Altrimenti si incorrerà nel sequestro da parte del personale preposto ai controlli all’ingresso del proprio paese.
Il turista trovato in possesso di oggetti “illegali” è passibile di multa, il cui ammontare dipende dal tipo di souvenir importato. In Italia, per esempio, può arrivare anche a 9.000 euro.
Fonte: http://viaggiwwfnature.it/3365-viaggi-natura-souvenir-pericolosi5-alla-dogana/
Esiste anche la possibilità di un procedimento penale e in alcuni paesi c’è persino il rischio di essere arrestati.
Turismo e animali selvatici sfruttati per divertimento
Tra i tanti effetti negativi esercitati dal turismo sulla fauna selvatica, non posso certo non citare le numerose attrazioni sorte a totale discapito della libertà e del benessere degli animali.
Le più celebri sono sicuramente le cavalcate sugli elefanti o i finti santuari in cui si possono abbracciare koala o allattare tigri incatenate e drogate.


Ma anche attività apparentemente innocue, come foto a pagamento con un animale autoctono, nascondono sempre violenze e atrocità a danno di queste creature.
La triste realtà emersa dal proliferare di simili attività
Molto spesso i turisti non si rendono minimamente conto dell’effetto negativo che queste attrazioni hanno su esseri viventi tenuti in condizioni di cattività, per quanto apparentemente ottimali.
Tutti, e sottolineo TUTTI, affermano di amare la natura, di amare e rispettare gli animali e di ritrovare in questo genere di contatto ravvicinato una fortissima emozione positiva.
Non mi dilungherò in questo articolo su una tematica così controversa, che credo meriti un approfondimento a parte. Mi limiterò intanto a fare una semplice domanda, alla quale spero vivamente vorrete rispondere in tanti:
Voi mettereste mai in gabbia o in catene una persona che amate, proprio perché la amate?
Se pensi che questo articolo sul rapporto tra turismo e animali sia interessante, aiutami a diffonderlo condividendolo sui tuoi social. Grazie! 🙂
Bellissimo articolo Giuli! Mi ha ricordato del volontariato ambientale a difesa delle tartarughe che ho fatto un paio d’anni fa in Costa Rica. Si tratta davvero di una specie a rischio e costantemente in pericolo a terra e in mare. Se poi ci aggiungiamo il cambiamento climatico, le probabilità per le tartarughe neonate di sopravvivere calano ancora più drasticamente.
Anche a me è successo di assistere alla schiusa delle uova di un nido sepolto sotto la sabbia in spiaggia in pieno giorno. In quel caso le tartarughe sono riuscite a orientarsi verso l’oceano, ma metà della nidiata non è nemmeno emersa perché soffocata dal calore della sabbia rovente.
Grazie per tutti i dettagli e i suggerimenti che hai fornito, continuiamo a fare informazione per rendere il turismo più consapevole 🙂
Grazie mille cara Fiorella! è una grande soddisfazione leggere le tue parole e sono contenta che abbiamo fatto riaffiorare il ricordo di un’esperienza da te vissuta, che sicuramente sarà stata meravigliosa! 🙂 le tartarughe neonate sono creature che racchiudono un’immensa fragilità e al tempo stesso una forza incredibile. Ricordo ancora quanto spingevano con quelle pinne minuscole mentre cercavo di disincastrarle dalla roccia. Avevano una forza davvero sconvolgente! Andiamo avanti, determinate più che mai!!! un abbraccio, Giulia
Un post che parla al nostro cuore. Poco meno di due mesi fa eravamo in Oman, in una bellissima riserva naturale dove durante la notte con le guide del parco abbiamo potuto assistere alla nidificazione delle tartarughe marine e alla schiusa delle uova. Al mattino, tornando dalla spiaggia, abbiamo visto ogni tipo di plasticaccia e spazzatura buttata sulla sabbia e abbiamo iniziato a raccogliere tutto quello che riuscivamo a trasportare. Certo, è un granello in un mare, ma se lo facessimo tutti le cose potrebbero cambiare. Soprattutto se tutti smettessimo di essere irrispettosi buttando i rifiuti in giro ed imparassimo ad usare materiali più sostenibili.
Ciao ragazzi! Scusate se rispondo solo ora, ma purtroppo mi ero persa la notifica del vostro apprezzatissimo commento.
Sono contenta che questo mio articolo vi abbia trasmesso qualcosa. E sono contenta di sapere che anche altre persone, oltre a me, dimostrano con i fatti (oltre che con le parole) che tante gocce messe insieme sono in grado di riempire quel mare di una nuova speranza! Grazie di cuore, Giuly
Grazie a mio padre che informati me riguardo questo sito web
, questo blog è veramente notevole . Maramures Grazie, buona giornata!